Non ha motivo di credere in un ritorno della musica garage e beat, perché lui non ha mai messo fuori il naso dai dischi degli Standells o dei Count Five. Per lui non esistono altre musiche possibili. Perché dovrebbero tornare, se in realtà non sono mai andate via? Gli Unclaimed, l’ unica concessione che si regala quando esce fuori da quella cella arredata come il Cavern, non hanno vita facile. Quando esce questo loro primo mini album si sono già sciolti e riformati con una line-up totalmente rinnovata tranne che per Shelley e il batterista Matthew Roberts che lo segue ancora per un po’. Ma non per molto. Per l’ album vero e proprio occorrerà attendere altri dieci anni. E a quel punto gli Unclaimed non saranno più gli Unclaimed ma Attila and The Huns.
E, a voler essere pignoli, quando esce "Under the bodhi tree" anch’ essi si sono sciolti da cinque anni. Shelley Ganz è, ovviamente, Attila. Gli unni sono Lee Joseph, Dan Valente, Sylvia Juncosa e Scott Forer. Strana storia quella degli Unclaimed, sempre al posto giusto ma nel momento sbagliato. Sempre in anticipo o in ritardo sui tempi. L’ esplosione neo-garage li toccherà solo di striscio. Perché quando escono fuori la scena non esiste ancora. E quando tornano a pubblicare l’ esplosione è già bella che evaporata. E loro pure. Ma nonostante tutto, gli Unclaimed rappresentano l’ incarnazione stessa di un’ etica, di una filosofia, di una concezione della musica. Le sei tracce di "Primordial OOZE Flavored" sono caramelle imbevute negli zuccheri dell’ era Nuggets, orgogliose di cedersi alle lusinghe del nostro palato tra un tartufo nero dei Music Machine e una delizia alla fragola degli Standells, piccole arnie dove vanno a riposarsi le api orerose del beat perduto degli anni Sessanta, lasciando colare il loro miele dopo aver succhiato il nettare dai fiori della Sunset Strip e del Silver Strand di San Diego. Sei canzoni figlie della demenza dei Monks, del folk gotico di Sean Bonniwell e delle goffe canzoncine da film degli anni Sessanta (in questo caso ad essere razziata è la Baby Elephant Walk scritta da Mancini per Hatari!, NdLYS). Roba che allora da molti fu diagnosticata come un’ anomalia cromosomica da trisomia 21 e che invece avrebbe dato il via alla più grande guerra di restaurazione del dopo-punk. Fate voi.
Franco “Lys” Dimauro
Shelley's Ganz Unclaimed Unofficial WebsiteL’intero disco ascoltabile
(many thanks to Ricardo Martillos)
track list:
Lost Trails (3:16)
No Apology (2:04)
Walk On The Water (2:16)
Things In The Past (Yeah O'Yeah) (2:32)
Ugh (3:31)
Phunt Walk (2:41)
discography:
The Unclaimed (1980, Moxie) EP (US)
The Unclaimed (1983, Hysteria) mini-LP (US)
(Rock and hard Rolls) Live in Europe 1987!! (1988, Dionysus) split-LP (US)
Under The Bodhi Tree (1991 , Music Maniac) LP (Ger)
compilation appearances:
1981: track Run From Home on Battle Of The Garages (LP) Voxx (US)
1983: track No Apology on The Rebel Kind (LP) Sounds Interesting (US)
1985: track Walk On The Water on Garage Sale (Tape) Roir (US)
1987: tracks My Kind and Hidden Truth on a split-single given away with Lost Trails fanzine #7 (It) later reissued on Best Of Electric Eye Records (LP) Destination X (It)
1997: track Village Of The Giants on Mondo Drive-In (LP) Blood Red Vinyl (US)
2000: track Run From Home on Be A Caveman (CD) Voxx (US)
2 commenti:
Bravo Franco, mi é piaciuto cosa hai scritto...gruppo letteralmente mitico e leggendario, per chi come me aveva 15-16 anni e leggeva qualcosa su di loro...i dischi non si trovavano quasi per niente, giá si erano sciolti e uno quasi pensava: ma sono mai esistiti veramente?
Li riascoltavo poco tempo fa e come ho detto altre volte, nonostante "vivessero nel 1966" si nota che sono registrazioni piú recenti...un problema che molti avevano negli anni 80 (soprattutto direi col suono della batteria). In ogni caso grandi Unclaimed, ma che brutta quella copertina di Attila & The Huns!!!
BOOOOOOOM!!! ALLA GRANDE!!!!
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