Dopo avere abbandonato il posto di batterista in formazioni hardcore come i Fighting Shit ed i Celestine, Olafur Arnalds esordisce nel 2007 con l'album "Eulogy for Evolution" a cui seguiranno tre EP: "Variations of Static" del 2008, "Found Songs" e "Dyad" del 2009. Il nuovo album del polistrumentista islandese é un peregrinare tra le note alla ricerca di emozioni perdute. L'impianto é scheletrico: sono il pianoforte e gli archi gli elementi portanti del disco. Ogni singola nota nasconde un emozione. Ogni singolo passo è mosso dalla consapevolezza.
Þú Ert Sólin è il brano che dà inizio a questa fuga che ci porterà almeno per qualche minuto lontano dalle nostre paure e dalle nostre insicurezze.
Þú Ert Jörðin arriva, ti accarezza e nemmeno te ne accorgi.
Tunglið sembra scrutarti dentro, scorre veloce per poi aprirsi come un fiore ai raggi del post rock. In Loftið Verður Skyndilega Kalt e in Kjurrt si possono sentire le lacrime dei violini cadere sul pianoforte.
Gleypa Okkur e Hægt, Kemur Ljósið ti portano su macchiandoti dell'azzuro del cielo. Undan Hulu è una ninna nanna senza leggi gravitazionali. In Þau Hafa Sloppið Undan Þunga Myrkursins tutti gli strumenti si abbracciano come in un lungo addio. Ed è allora tempo di fuggire Olafur, in un paese dove il tuo pianorte, i tuoi violini, le tue note e le tue emozioni possano trovare il giusto riconoscimento.
Michele Passavanti
1 commento:
la scena islandese oggi è una delle più ricche!
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