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giovedì 10 febbraio 2011

THE NAZZ (1967-1971): La meravigliosa meteora Pop di Todd Rundgren

Quattro ragazzi, provenienti da piccoli progetti musicali della Pennsylvania (Woody’s truck shop, Munchkins, Elisabeth), nel 1967 formano un gruppo power-pop dall’alto potenziale commerciale. Nessuno ha concesso a questi ragazzetti della Pennsylvania una foglia di trifoglio, neonata speranza di fortuna, nemmeno il loro manager, che li cataloga fin da subito ‘teenybopper’, ossia ‘giovane teenager che segue i trends del marketing, della musica, cultura e moda’. I Nazz, subito etichettati come i ‘Nuovi Monkees’, presenza fissa ancor prima di incidere un disco, sulle riviste per adolescenti come ‘16’ e ‘Teen Beat’, si trovano a dover fronteggiare una grossa attesa . Attesa prontamente disillusa.
”Nazz”, il debutto sulla lunga distanza è un insuccesso, eppure non si direbbe, possiede tutte le carte in regola del disco pop per eccellenza : melodia, armonia, leggerezza. Ma nel 1967 il pop è fuori dal tempo, è razionale, prevedibile, siamo in pieno ‘flower power’, va di moda la psichedelia che apre la mente (13th floor elevators,The Blues Magoos, Jefferson Airplane), purtroppo solo accennata nella musica del gruppo, dedito alla ricerca del gioiellino pop, tesoro da nascondere gelosamente.
Il gruppo si muove tra le retrovie del rock, cerca di seguire la scia, l'ombra di gruppi come gli Yardbirds, ma spesso inciampa. La british pop invasion è storia passata: ormai anche i Beatles, dei della spensieratezza pop e idoli delle ragazzine urlatrici, navigano con il sottomarino giallo verso il magico mondo della psichedelia. La scialuppa dei Nazz nel primo omonimo album del 1968 viaggia controcorrente: segue le dolci romantiche onde delle armonie vocali easy-listening, sublimate dal leggiadro tocco dei tasti del pianoforte (Crowded, If that’s the way you feel, Hello, it’s me, reincisa poi dal Todd Rundgren solista).
Ed è proprio la presenza nella band di Todd Rundgren, futuro grande compositore/cantante/strumentista/
produttore della scena pop-rock americana, uno dei motivi principali per cui i Nazz saranno ricordati a posteriori nelle cronache rock.
I Nazz, da bravi marinaretti pop, riescono a non affondare nelle melodie, galleggiando tra ritornelli indimenticabili come quelli di When I get my plane e See what can you be. Poi la marea cresce e le atmosfere si fanno più movimentate: c’è spazio per sperimentazioni all’insegna del blues (Wildwood blues) e dell’hard- rock, seppur soft di Back of your mind. Dopo questa esperienza dalle mille sfaccettature e prospettive, i Nazz fiduciosi nelle proprie possibilità , ipotizzano di dar alla luce un ambizioso disco doppio, dal titolo fantomatico “Fungo Bat”.
Il progetto non va in porto, cominciano i primi diverbi nella band. Dopo l’uscita nel 1969 dell’ album, con lo scontato titolo “Nazz Nazz”, Todd Rundgren, seguito poi a ruota dal bassista Carson Van Osten, lascia il gruppo nel 1970 (anche se posa ufficialmente nella foto di copertina).
La band si scioglie per ragioni mai chiarite, probabilmente a causa di dissidi tra i due. Chiusa l'esperienza flop dei Nazz Todd Rundgren, chitarrista-cantante e maggiore compositore del gruppo, continua (come già detto) la carriera artistica da solista con un buon successo di critica. Nella confusione, la melodia dei Nazz si elettrifica, svicola sempre di più verso sonorità hard, dolcemente furiose, tenendo sempre presenti origini e background. Il disco parte in quarta con la sfacciata anti-pop tune Forget all about it e la blues-psichedelica Rain rider. Il lupo si sa, perde il pelo ma non il vizio, ricascando nei profondi abissi della melodia: Gonna cry today, Letters don’t count, sino alla misteriosa, criptica Meridian Leeward (‘I’m a human being now, but I used to be a pig’/ ‘ora sono un essere umano, ma ero un maiale’).
Il ghiaccio è sciolto, irrompe l’anima hard-rock dei Nazz: Under the ice, un vero tripudio in grande stile di chitarre sostenute dalla folle rabbia delle percussioni . Ormai le armonie sofisticate del debutto sono un ricordo lontano: emerge la vena rock’n’roll dei Nazz, tra facili motivetti mod-freakbeat come Hang on Paul, ritmi blueseggianti (Kiddie Boy) e chitarre agguerrite (Featherbedding Lover).
In chiusura, dopo aver sperimentato diversi stili, i Nazz concludono con un brano strumentale A beautiful song, caratterizzato da atmosfere oniriche, ed immaginifiche. Nel 1971 la casa discografica Sgc riesuma il cadavere, anche se ha ormai smesso di respirare: quando ormai la band è sfasciata, senza il consenso di tutti i componenti del gruppo, dà alle stampe “Nazz III", ossia il materiale inedito proveniente dalle sessions registrate per il doppio disco “Fungo Bat“, mai pubblicato. Niente di nuovo sul fronte occidentale. Una riproposizione di vecchio materiale, spacciato come nuovo. L’unica novità è la presenza della voce di Stewkey Antoni sovraincisa su quella del dimissionario Rundgren.

Monica Mazzoli

Nondimeno il materiale inedito pubblicato in "Nazz III" é di fattura superlativa: contiene dei veri piccoli gioielli pop, come Take the Hand, la fragile ed eterea Resolution, It's Not That Easy/Take The Hand (Todd on vocals), Resolution & Only One Winner (Todd On Lead Vocals).
A chi non avesse nulla dei Nazz e volesse documentarsi consigliamo l'ottima antologia uscita nel 2002 "Nazz: Open Our Eyes - The Anthology" (Castle/Sanctuary), il meglio dei tre lavori descritti nell'articolo in 2 CD più un paio di ottime 'unreleased songs': i classici Train Kept A-Rollin'(Bradshaw, Mann, Kay) e Kicks (Mann, Weil), resa immortale dalla versione di Paul Revere & The Raiders. Wally Boffoli


Line-up:
Todd Rundgren (chitarra, voce), Robert “Stewkey” Antoni (piano, organo, voce),
Thom Mooney (batteria),
Carston Van Osten (basso)


Discografia:
“Nazz” (1968, Sgc), “Nazz Nazz” (1969, Sgc),
“Nazz III” (1971, Sgc),
"Open Our Eyes - The anthology (2 cd)" (2002, Castle Music/Sanctuary)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ricardo Martillos says:
Brava Monica, bell'articolo, e giusto riportare alla luce questa sottovalutata band, spesso ignorata per via del nome troppo ingombrante e pericoloso....
Bello sarebbe anche scrivere qualcosa del Todd Rundgreen solista almeno dei primi anni di carriera ..
Chissa forse un giorno qualcuno lo farà...sperem..

Anonimo ha detto...

ottimo articolo per una band sottovalutata

SDH

aldo ha detto...

Grandissimi NAZZ!
va bene quello che dice Monica, peró non considerei i Blues Magoos come psichedelia che apre la mente, infatti penso che siano proprio piú vicini ai Nazz che agli Elevators!

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