(foto Myriam Bardino) |
Da quella serata primaverile del 1990 al Bloom vent’anni sono trascorsi e molti episodi della mia vita hanno avuto la musica di Lanegan come colonna sonora o come perno la presenza di Mark Lanegan anche se in un modo del tutto casuale. Ho avuto occasione di ri-incontrarlo per una conversazione commovente su Jeff Buckley, ho lavorato indirettamente a dei suoi progetti, e stretto dei rapporti d’amicizia con dei suoi amici musicisti.
Nel frattempo Mark Lanegan, dopo lo scioglimento degli Screaming Trees nel 2000 pur continuando una carriera solista apprezzata dalla critica, ma mai coronata dal successo atteso, ha trovato un po’ di notorietà grazie alle collaborazioni con Isobelle Campbell, Greg Dulli ma ancora di piu’ con i Queen of the Stone Age (QOTSA) che hanno fatto conoscere la sua voce distintamente voluttuosa su tutti i palcoscenici del mondo.
C’e’ qualcosa di particolare che unisce Mark Lanegan ai suoi fans, forse la gentilezza, la schiettezza, e forse anche un voler tenersi lontano dalle luci della ribalta: Mark era personaggio molto schivo che si metteva sempre da parte anche nei tour dei QOTSA. Personalmente, da un punto di vista artistico, apprezzo la sua carriera, il suo talento e la sua voce rauca e sensuale.
Non penso di essere mai stata una grande fan dei suoi progetti, anche se devo riconoscere che ho ascoltato fino al consumo ii vinili di Mad Season e Twilight Sad come ovviamente come tutti quelli della sua carriera solista e i primi tre degli Screaming Trees.
Stasera, mi ritrovo qui alla Scala a Londra per un’ennesimo appuntamento dal vivo con Mark Lanegan, vent’anni dopo. Questa volta si presenta solo con un chitarrista. Un’atmosfera assolutamente magica. Nonostante non si muova per nulla su scena sa come ammaliare la sala con la sua voce.
Il concerto e’ sold out da settimane e vi e’ un pubblico molto eteregoneo per età e sesso. S’inizia con When your Number isn’t up dal suo piu’ recente album “Bubblegum” per toccare tutta la sua carriera discografica. Mark Lanegan stasera ci offre delle stupende interpretazioni di River Rise e Bell Black Ocean da "Whiskey for the Holy Ghost", Don’t forget me da "Field Songs" e la struggente Mirrored dall’EP “Hit the city”. Non manca anche un pezzo degli Screaming Trees, e del suo ultimo progetto con i Soulsavers e devo dire che mi sorprende un po’ la scelta della cover di Julia Dream dei Pink Floyd. Una grande accoglienza dal pubblico londinese e Mark ritorna sul palco per il bis.
Dopo una reprise un po’ flamenca della canzone tradizionale greca Misirlou, si continua il viaggio musicale nel tempo con Wild Flowers tratta da "Winding Sheet" che mi fa saltare di gioa. Una ragazza che ha la meta’ dei miei anni mi apostrofa: “scusa ma puoi fare piano?”. La guardo sorridendo, forse e’ la prima volta che vede Mark Lanegan dal vivo, chissa’ se tra vent’anni sara’ sempre ai suoi concerti, chissa’ se Mark sara’ sempre su scena. Intanto mi godo questo momento, il pubblico esulta alle prime note di Hanging Tree dei Queen of the Stone Age. Sono tutti cosi' in visibilio che Mark Lanegan ritorna sul palco per il secondo bis per una breve versione di Field Song. Ma sembra che non si trovi bene nel ruolo di star protagonista: forse non si aspettava tutta questa accoglienza. Lascia il palco abbastanza bruscamente ma la serata e’ stata per noi fan indimenticabile come l’incredibile carriera di questo eccelso musicista.
Myriam Bardino
video di Myriam Bardino:Scala, London, 4/5/2010 - 1
Scala, London, 4/5/2010 - 2
Scala, London, 4/5/2010 - 3
2 commenti:
solo per precisare: solo la seconda foto e' mia. Myriam
sì lo so Myriam ...
Posta un commento