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venerdì 23 luglio 2010
VESTITO PER AMARE ---IL NUOVO DISCO TRIBUTO A LEONARD COHEN by Ruben Book
Mentre l’antico bardo canadese – poeta dei poeti, come riconosciuto anche da sua Bobbità Dylan – gira il mondo col suo raffinatissimo show nel tentativo di lasciare un segno nel tempo (ma le sue canzoni lo hanno già fatto abbondantemente) e di rimpinguare le sue casse, svuotate dal suo ex manager (mai delitto fu più propizio all’arte: senza questa prosaica motivazione difficilmente l’autore di Suzanne si sarebbe messo on the road alla sua veneranda età…), viene dato alle stampe, per la produzione di Flavio Poltronieri, già curatore di altri due volumi tributo al cantautore – “Com(m)e trad(u)ire Leonard Cohen” (2004) insieme a Stefano Orlandi e “Nudo in ombra” (2006)- il terzo omaggio della serie.
“Vestito per amare” il titolo, che rimanda a temi consueti della poetica di Leonard Cohen.
Sensi e sentimenti dominano le tracce contenute in questa raccolta, brani più o meno noti del canzoniere coheniano proposti nelle versioni poetiche in lingua italiana dello stesso Flavio Poltronieri e del cantautore veronese Marco Ongaro.
Lunga la lista degli artisti che si sono cimentati nell’opera di togliere dalle versioni originali delle canzoni gli arrangiamenti d’epoca per dare nuova linfa a queste preziose composizioni.
Doveroso elencarli tutti: i veronesi Marco Ongaro, D Quartet, Alumediluna, Stefano Orlandi, Laura Facci e Ruben, già presenti nella precedente raccolta insieme al romano Massimiliano D’Ambrosio, a cui su indicazione dello stesso Ruben si sono aggiunti in questo nuovo lavoro i concittadini Fabio Fiocco, John Mario, Veronica Marchi, il torinese Massimo Lajolo con le sue Onde Medie, il bresciano Giovanni Peli, il romano Alessandro Hellmann, il fiorentino Tenedle (al secolo Dimitri Niccolai), lo spezzino Renzo Cozzani, nonché le genovesi Neve Su Di Lei (Marcella Garuzzo) e Valentina Amandolese.
Chi ha interpretato cosa? Lasciamo a voi la sorpresa e il piacere di scoprirlo, contattando Flavio Poltronieri (flavio.poltronieri@libero.it / Cell. 340 6824552).
Il cd verrà presentato ai primi di agosto alla convention biennale dei fan di Cohen, che si tiene quest’anno a Cracovia.
Voci di corridoio ci giungono che il lavoro è particolarmente piaciuto agli organizzatori, che già reclamano un nuovo volume per il 2012. Poltronieri è al lavoro, perché la passione per l’artista canadese coltivata in tanti anni di studi è fuoco che non accenna a morire.
RUBEN BOOK
http://www.facebook.com/profile.php?id=1096404579&ref=ts
http://www.leonardcohen.com/
mercoledì 21 luglio 2010
STATUTO / THE SPECIALS 'Live' TRAFFIC FESTIVAL.Reggia di Venaria (TORINO) 15/07/2010 by ORNELLA OLIVIERI - Foto di SARA MARZULLO
Dopo il misurato ed analitico articolo di Claudio Decastelli sul live di Paul Weller del 15/07/10 a Torino é la volta di un pezzo-fiume stilato da una mia conterranea trapiantata a Siena per ragioni di studio, Ornella Olivieri, sulle altre due bands esibitesi al Traffic Festival il 15 sera all'insegna di una strepitosa e trionfale mod-connection, i torinesi STATUTO ed i decani dello ska-revival anglosassone di trent'anni fa, gli immarcescibili SPECIALS.
Sottolineo subito che di tutt'altra pasta da quello di Claudio é l'articolo di Ornella: a spadroneggiare i toni accesi e acritici del racconto'live' di una girl-fan sfegatata che vive attimo per attimo l'evento, speziato serialmente da flash esistenziali al passato e fratturato tra esso e le vibrazioni violente dell'adesso 'live'.
Siete in compagnia di una birra fresca accanto al pc? Ok...si può cominciare (P.Wally B.)
Continuano a venirmi in mente le parole di una famosa canzone degli STATUTO ogni volta che ripenso a questa tre giorni torinese che ha portato me e la mia socia a morire di caldo, mangiare piade mattina e sera, dormire due ore a notte quando andava bene, fritte in lenzuola di flanella, e soprattutto passare una delle più belle serate della mia vita 'so far':
che bravi siamo!
e ci gasiamo!
e ci vantiamo sempre di più!
Chiaramente dovevo immaginarmelo subito che sarebbe andato tutto bene quando alle nove del mattino aspettavo il mio treno in stazione a Siena e un distinto signore inglese mi si è avvicinando scusandosi molto e chiedendomi “Are you a West Ham supporter?”. “Indeed I am, Sir!”. No, non era un indovino, avevo su la maglietta à la Morrissey del West Ham Boys Club, tuttavia questo incontro di prima mattina m’è suonato strano e propiziatorio. La nostra conversazione di cinque minuti si è conclusa con un suo “God bless West Ham!” - dai, andiamo, incontrare un vecchio fan del West Ham in stazione a Siena alle nove del mattino é quantomeno strano.
STATUTO
Arriviamo a Torino dopo quasi sei ore mortali di treno, tuttavia nel giro di poco siamo a Venaria a cantare PIEEERA NON SEI SINCERA DA QUESTA SERA NON TI AMO PIU’! Oggettivamente la serata del 15 luglio è stata qualcosa di molto vicino al coronamento di un sogno di lunga data per quanto mi riguarda, ad ogni modo tutto è stato possibilmente superiore alle mie aspettative: arrivare a Venaria, con la splendida Reggia e lo striscione granata con su scritto MODS - Piazza Statuto mi ha scaldato il cuore. Purtroppo il rinomato ritardo tipico degli Inter City ha fatto sì che perdessimo la prima parte del live dei mods torinesi STATUTO, tuttavia la chiosa con Abbiamo Vinto Il Festival Di Sanremo ci ha fatto cantare a squarciagola e ci ha scaldato tantissimo in vista del Modfather PAUL WELLER e degli SPECIALS.
Una volta finito il set di Paul Weller il nostro hype nei confronti del proseguimento della serata era alle stelle, tuttavia mi riusciva seriamente difficile immaginare qualcosa di più superlativo della tiratissima versione di Shout To The Top, splendido tributo ai suoi Style Council. Tuttavia il discorso in merito agli Specials è diverso: gli Specials sono uno dei mie gruppi preferiti storicamente parlando. Li battono solo i Clash nella mia classifica del cuore .
Questo per dire: immaginate per un secondo cosa ho avuto in cuore per tutto il giorno. Quando ho iniziato ad ascoltare gli Specials ero sicura che mai avrei avuto la possibilità di vederli dal vivo su di un palco : questo pensavo quando adolescente studiavo al liceo e nel mio integralismo non ascoltavo niente che fosse uscito dopo il 1987. Per gli Specials era poi particolarmente doloroso. Per anni mi sono nutrita di tutto quanto prodotto dalla persona di Terry Hall, per anni ho ballato in qualsiasi posto le loro canzoni, dalla doccia alle selezioni musicali che seguono i concerti nel circondario, anni di Chelsea Cut e Ben Sherman e bretelle che a fine serata ti cadono giù per i pantaloni e non hai intenzione di rialzare.
Perché poi quando qualcuno mette su Nite Klub l’impulso irrefrenabile è quello di saltare in piedi e iniziare a folleggiare con skinhead moonstomp e gridare ' ...I WON’T DANCE IN A CLUB LIKE THIS COS ALL THE GIRLS ARE SLAGS AND THE BEER TASTES JUST LIKE PISS'. Quante volte l’ho pensato in un milione di serate buttate a Siena, cercando di uccidere la noia tipica che si impadronisce di noi abitanti (per caso) di questa ridente città?
Insomma, per tagliare corto, ero totalmente fuori di testa.
THE SPECIALS
Per montare il palco c’è voluta un’ora o giù di lì, ma quando hanno fatto cadere il back drop che emozione: il bellissimo Sir Horace Gentleman (mio idolo personale del gruppo dalla lettura del pregevole Ska'd For Life) e Roddy continuavano a ridacchiare al lato del palco e a guardare sorridendo il pubblico che a turno li indicava; noi intanto scambiavamo pareri sul concerto di Paul Weller con le generazioni diverse lì presenti, tra sorrisi d’approvazione, grin grin, wink wink, nudge nudge, say no more?
Infine il momento è arrivato: non ero così follemente felice da quando tre anni fa Paul Simonon in persona è salito sul palco alla Torre di Londra per il concerto con i The Good The Bad & The Queen di Damon Albarn. Se incontri Buddha per strada, sapete come si dice: mettetevi a ballare un po’ di sana skinhead moonstomp insieme e poi andate in un bar per una pint of beer.
In questo caso il mio personale Buddha è salito sul palco sulle note di 54-46 Was My Number di Toots & The Maytals (cazzo sì!) e ha subito attaccato a cantare ' All you punks and all you teds/National Front and natty dreads/Mods, rockers, hippies and skinheads/Keep on fighting ‘til you’re dead'; io ero talmente su di giri da non riuscire a chiudere più la bocca per lo stupore: avevamo fatto il toto scommessa sull’intro, io avevo votato Gangsters. Ma Do The Dog, dico DO THE DOG non me l’aspettavo. Perché è stata la prima canzone degli Specials che io abbia mai ascoltato, quindi continuavo a pensare “CAZZO” in loop.
E abbiamo iniziato a ballare come matte per davvero, a ridere e a pensare che '...oh! Avranno pure tutti tra i cinquanta e i sessant’anni ma spaccano il culo per davvero.
Sì, c’era il vuoto lì in fondo, dalla parte opposta alla nostra, alle tastiere. In realtà c’era un clone di Jerry Dammers aged 25 che si muoveva nella stessa maniera, che alla lunga ti indispettiva un po', pur essendo un validissimo tastierista and stuff.
Ok...apriamo questa parentesi sull’assenza di Jerry Dammers, così da toglierci il pensiero. Ci sono due scuole di pensiero nel mio cervello: A. E' una roba ignobile. Seriamente. Era il SUO gruppo con le SUE canzoni scritte da LUI. Fossi stata in lui li avrei ammazzati, fatti a pezzi e sciolti nell’acido.Gli Specials erano un'idea di Jerry Dammers, una sua visione, un suo progetto. Chi siete voi senza Jerry Dammers? B. STICA. Miglior concerto di sempre, Jerry Dammers o meno; è una reunion commemorativa, non devono scrivere canzoni nuove perché probabilmente senza di lui non ne sarebbero capaci, ma di suonare e cantare minchia se lo sanno fare.
Quindi archiviamo per sempre la questione 'Sì sei andata al concerto degli Specials ma mancava il pezzo migliore' senza poi dimenticare di sottolineare come Neville abbia provveduto a dedicargli una canzone, Little Bitch.
Scaletta superlativa e obbligata (certo c’erano le grandi assenti tipo Rude Boys Outta Jail, sebbene sia stata fortemente richiesta dal pubblico, Long Shot Kick De Bucket e soprattutto Ghost Town, la cui mancanza è stata particolarmente sentita da queste parti), ritmi serratissimi. Nonostante la stanchezza e la mancanza d'acqua non mi sono mai sentita meglio, trasudavo adrenalina.
La costante di tutta la serata è stato l’amore per quella musica e quel tipo di scena, almeno tre generazioni che cantavano fianco a fianco con le lacrime agli occhi per la commozione, nessuno che si sentiva più figo degli altri, tutti stretti in un abbraccio collettivo con Statuto, Paul Weller e Specials.
Dopo esser stata ad un discreto numero di concerti e festival in giro per Italia ed Europa, dopo aver avuto negli ultimi anni varie esperienze posso affermare che la scena più friendly che io abbia mai incontrato sulla la mia strada è senza dubbio quella mod e quella skinhead. Torino è una città strafortunata, la realtà di Piazza Statuto è qualcosa che nel resto d’Italia ci sognamo e che mi scalda il cuore.
Per dirla tutta poi io pianifico di sposare Terry Hall da quando avevo 15 anni. Checché se ne dica in giro è ancora bello, tosto, depressissimo (anche se si é visto sorridere BEN DUE VOLTE) e adorabile. Ogni volta che lo guardavo mi chiedevo: come è possibile che un uomo così strano sia il front man di un gruppo ska revival? In ogni caso ci sguazza. Ho letto in giro commenti su come sembrasse annoiato: ma le avete viste le registrazioni dei concerti di trent'anni fa? E' TERRY HALL, è mesto di suo, è il suo (fantastico) personaggio. Poi date un ascolto a Well Fancy That, ultima track del secondo album dei Fun Boy Three, e ne riparliamo.
Momenti memorabili Hey Little Rich Girl, Little Bitch e Nite Klub, qualcosa vicino alle mie all time favorites. E poi Concrete Jungle giustamente e meritatamente cantata dal nostro splendido Radiation. Commozione ad ogni nota, parole gridate, abbracci con i vecchi skins e mods presenti, occhiate di approvazione e tante pacche sulle spalle. Grandi apprezzamenti nei confronti del pubblico (effettivamente splendido): il migliore quello di Terry ' Thank you so much, you’re beautiful. Not as much as me clearly…'.
Dopo Enjoy Yourself a chiudere, chiaramente, tutti ci aspettavamo un encore. Gli stessi Specials sul palco non sapevano se poter continuare a suonare o meno.
Dannato coprifuoco. Lynval ad un certo punto è uscito fuori per calmare gli animi e spiegarci che il coprifuoco non permetteva più alcuna canzone. Screw the Curfew.
I cori ci hanno tenuti vivi per un bel pezzo...' rude boy rude boy ma che colpa abbiamo noi se beviamo più di voi…'.
Fatta anche questa. Vive e vegete, ore di skinhead moonstomp, digiuno e sete, ma felici e contente, stese sul prato con una birra e un sorrisone stampato in faccia. Ci siamo allontanate cantando '...I’m forever blowing bubbles, pretty bubbles in the air' per rimanere in tema con i cori da stadio che hanno caratterizzato tutta la serata, alla ricerca di un kebab che ci rimettesse al mondo prima di andare a tribolare un po’ tra le lenzuona di flanella in Corso Regina Margherita.
ORNELLA OLIVIERI
http://acrylicage.tumblr.com
acrylicagecollective@gmail.com
Foto di SARA MARZULLO
http://www.flickr.com/photos/ilperiodoipotetico/
http://acrylicage.tumblr.com,
La scaletta degli SPECIALS:
“Do the dog”
(Dawning of a) New era”
“Gangsters”
“It’s up to you”
“Monkey man”
“Rat race”
“Hey little rich girl”
“Blank expression”
“Doesn’t make it alright”
“Concrete jungle”
“Stereotypes”
“Man at C&A”
“A message to you Rudy”
“Do nothing”
“Little bitch”
“Nite klub”
“Too much too young”
“Enjoy yourself”
http://www.trafficfestival.com/
http://www.thespecials.com/THE SPECIALS
http://www.myspace.com/statutoska
lunedì 19 luglio 2010
PAUL WELLER 'Live' 15/07/2010 TRAFFIC FESTIVAL .Reggia di Venaria (TORINO) by Claudio Decastelli, foto di Alberto Bruno
Avremmo voluto esserci ma in ogni caso MusicBox omaggia la discesa in Italia dell'immarcescibile PAUL WELLER (in occasione dell'appena concluso Traffic Festival di Torino, 14-17/07/10 in grande spolvero di mod-tradition per la partecipazione oltre che di Weller anche dei gloriosi SPECIALS, principi mod-ska ritornati alla ribalta e della mod-band italiana degli STATUTO) con un bel live-report di Claudio Decastelli, non meramente celebrativo ma obiettivo e sottilmente critico che non scalfisce in ogni caso di un' unghia la potenza e l'efficacia live di Weller.
Un sentitissimo ringraziamento ad Alberto Bruno per avermi permesso di pubblicare le sue belle foto (Pasquale 'Wally' Boffoli)
Seguendo le gesta musicali di PAUL WELLER ormai da tanti anni devo aver finito per quasi idealizzare la sua musica e il suo stile. Quindi piu' che quello che in effetti ha suonato il 15 luglio forse ho come riferimento quello che mi aspettavo che suonasse. E come mi capita non di rado, anche per il concerto di Venaria il confronto tra l'aspettativa e la realta' non e' stato in favore della prima.
Probabilmente nonostante l'ascolto ossessivo di Wake up the nation (suo ultimo lavoro) mi gira in testa piu' il Weller di Stanley Road. In cuore mio mi auguravo che dal vivo i suoni dell'ultimo lavoro potessero mischiarsi con lo stile 'classico', facendo venir fuori un ennesimo 'modern classic'. Invece non mi pare che sia andata a finire cosi'. Anzi man mano che il concerto andava avanti mi sembrava sempre piu' che Weller avesse scelto di deviare, anche live, in modo marcato dal suo passato musicale, appoggiandosi molto per farlo sia su sonorita' che quasi non frequentava prima di Wake up the nation sia su un uso 'estremista' degli strumenti: (un po' tante) tastiere - in un pezzo addirittura 4! - a generare anche rumori e tappeti (e raramente un suono di hammond, tipico invece del suo suono che fu), abbondanza di rumore, riverberi e altri effetti alla Pink Floyd nelle chitarre, atmosfere dilatate e altre un po' psicotiche ...
Mi e' parso che per tirare fuori in relativamente poco tempo - ci sarebbe voluto un concerto piu' lungo per sviluppare una scaletta efficace - quello che dovrebbe essere la sintesi attuale della loro evoluzione musicale, sia lui che la band siano finiti un po' oltre le righe, esasperando i suoni nel tentativo di rendere tutto piu' efficace nel minor tempo possibile.
Quando hanno provato (riuscendoci in pieno) a fare il punto della situazione, e' stato chiaro che invece ci fossero le premesse per una performance piu' completa e articolata: Wild Wood riletta secondo il nuovo corso era decisamente bella, Shout To The Top (Style Council) eseguita invece in modo 'tradizionale' ha reso evidente che la band e' dotata a livello tecnico e di gusto, i pezzi dei Jam, Pretty Green e Start (da Sound Affects) e Strange Town hanno dimostrato che la 'storia' di Weller e' sempre attualissima.
Fast Car/Slow Traffic, Moonshine, Aim High, Pieces of a Dream e parecchi altri dall'ultimo cd sono pezzi formidabili e in concerto hanno un buon impatto fisico ed emotivo. In un'ora e mezza/due di concerto a Weller e band sarebbe stato pero' possibile far saltare fuori altri aspetti della loro attuale condizione musicale. Dover invece chiudere tutto (e senza bis, immagino come si siano sentiti bene la' su palco!!!) in un'oretta potrebbe invece aver fatto prevalere, anche in professionisti di quel calibro, un'ansia da prestazione concertistica che certo non ha aiutato.
Come non ha aiutato me a seguire il concerto l'impressione di un mixaggio un po' confuso e di un'amplificazione esterna un po' sporca.
In ogni caso e' stato un concerto alla fine apprezzabilissimo ed entusiasmante.
Ce ne fossero tutti i giorni di cosi' ...
Claudio Decastelli
foto di ALBERTO BRUNO
La scaletta di PAUL WELLER
“The changingman”
“Push it along”
“From the floorboards up”
“Moonshine”
“Up the dosage”
“Strange town”
“No tears to cry”
“Aim high”
“Shout to the top”
“Trees”
“You do something to me”
“One bright star”
“Pieces of a dream”
“Broken stones”
“Wild wood”
“Pretty green”
“Start!”
“Fast car, slow traffic”
“Come on let’s go”
http://www.paulweller.com/
http://www.trafficfestival.com/