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mercoledì 10 novembre 2010

WORDS OF ROCK - IGGY POP : “The Idiot” (1977, RCA/Virgin)

"The Idiot" è il primo album di Iggy Pop (James Newell Osterberg Jr.) da solista. Aveva fatto parte degli Iguanas come batterista tra il 1963 ed 1965, dei Prime Movers e degli Psychedelic Stooges (poi The Stooges) sino allo scioglimento nel 1974.
Intraprende l’attività solista e The Idiot è l’album di debutto, uscito nel marzo 1977 per l’etichetta RCA, prodotto da David Bowie (mentore della rinascita artistica e del ritorno sulle scene di Iggy dopo lo sbando totale seguito allo scioglimento degli Stooges) e Tony Visconti. L’album é già portatore di atmosfere post-punk, miscelando reminescenze garage- psych con un monumentalismo sincopato preludio alla scena industrial/wave.
Registrato nel 1976 agli Hansa Studios, ha come protagonista un Iggy affrancatosi quasi completamente dalla schiavitù delle droghe, dagli inediti moduli vocali, quadrati ed espressivi, ben lontani dalla furia iconoclasta di "Raw Power"e "Fun House". La mutazione era iniziata in "Kill City" ma é in questo album che matura decisamente. Le coordinate musicali robotiche e fredde del disco sono parto di David Bowie, in pieno trip mitteleuropeo-elettronico. Il disco coglie del tutto di sorpresa i fans americani di Iggy, che si aspettavano il seguito di Raw Power: in Europa invece ha successo!
"The Idiot" si compone di 8 tracce:

1. Sister Midnight
2. Nightclubbing
3. Funtime
4. Baby
5. China Girl
6. Dum Dum Boys
7. Tiny Girls
8. Mass Production


La parola è Transizione, l’album si apre con Sister Midnight , un’invocazione, un viaggio che sta iniziando:
“Listen to me Sister Midnight
You put a beggar in my heart
Calling Sister Midnight
You've got me walking in rags
Hey where are you Sister Midnight
Can you hear me call”

(Ascoltami sorella Notte
Hai messo un mendicante nel mio cuore
Chiamandoti Sorella Notte
Tu mi hai camminando in stracci
Dove sei Sorella Notte
Puoi sentirmi chiamare?)



Un viaggio, un’invocazione, un linguaggio che ricorda vagamente le atmosfere delle Mille e Una Notte: spazi e tempi infiniti e la necessità che aiuta a domare l’ansia, lo sconforto e ad apprezzare il buono che si può scorgere nell’oscurità.
Nel cammino gli scenari cominciano a cambiare. I 70’s con le dinamiche di piazza, le condivisioni, sono al crepuscolo, il business inizia a viziare ed esasperare la cultura ed anche l’underground risulta minacciato: il linguaggio del prodotto di mercato.

L’album prosegue con Nightclubbing infatti
“We're walking through town
Nightclubbing we're nightclubbing
We walk like a ghost
We learn dances brand new dances”

(Camminiamo attraverso la città
In Nightclub
Camminiamo come fantasmi
Impariamo nuove danze, scegliamo nuove danze)


In un viaggio che pare infinito le varie tappe danno una nuova dimensione alle illusioni degli entusiasmi, le soste devono essere commisurate alla necessità, Funtime
non è disincanto, ma consapevolezza, non è il martirio di Prometeo, ma la spregiudicatezza e la furbizia di Ulisse:
"I don't need no heavy trips
Fun
I just do what I want to do
All aboard for funtime"

(Non ho bisogno di viaggi pesanti
Divertente
Io faccio solo ciò che voglio
Tutti a bordo per divertirsi!)



Il Fun subliminale e sarcastico che ricorre ad ogni strofa ed il sarcasmo dopo la sentenza: si sta lasciando un villaggio nel quale si è indugiati un po’ troppo.

Uno sguardo a un’immagine, nostalgia di innocenza, e raccomandazioni sì da proteggere il bambino, in Baby:
“Baby there's nothing to see
I've already been
Down the street of chance”

(Piccola non c’è nulla da vedere
Sono già stato sulla strada delle possibilità)



… e una preghiera, una raccomandazione, (rimani come sei, non piangere, abbiamo già pianto ...)

Il passo scandito dalle riflessioni, tutto attorno muta: pian piano si scorgono le pennellate che disegnano lo scenario circostante: è così che la bramosia per un fuoco interiore porta ad incontrare China Girl :
ed un fruscio colmo di un pathos liberatore:
“I'd stumble into town
Just like a sacred cow
Visions of swastikas in my head
And plans for everyone
It's in the white of my eyes”

(Mi piacerebbe inciampare in città
Proprio come una vacca sacra
Visioni di svastiche nella mia testa
e piani per tutti
E’ nel bianco dei miei occhi) 

I ricordi, durante il cammino, assumono nuove forme, la memoria segue una soluzione di continuità, necessità, gli anfratti oscuri regalano le forme che in essi si celavano, dopo aver amato la notte, eravamo Dum Dum Boys (brano dedicato alle scorribande e sregolatezze con i fratelli Asheton)
“People said we were negative
They said we'd take but
we would never give
But we'd sing da-da-da
Da-da-da dum dum day
Da-da-da-da-da dum
And hope it would pay
Da-da-da-da it's been
A dumdumdum day
A dum dum day”

(La gente diceva che eravamo negativi
Hanno detto che ci avrebbero preso,
non ci saremmo mai dati
ma ci sarebbe piaciuto cantare
da-da-da da-da-da dum dum day
e speriamo che questo paghi
Da -da-da-da è stata
una giornata dum dum dum)


Uno sguardo a corto raggio sull’arazzo su cui è tessuta la trama della storia, Tiny Girls :
“So you turn around
"Toward the tiny girls
Who have got no tricks
Who have got no past
Yea that's what you think
And you hope she'll sing
But she sings of greed
Like a young banshee
And she wants for this
And she wants for that
What did you think”

(Quindi si gira intorno
verso le piccole ragazze
che hanno ottenuto senza trucchi
che non hanno alcun passato
è quello che lei pensa
e tu speri lei canti
ma canta di avidità
come un giovane ossesso
e lei vuole questo
e lei vuole quello
Quello che hai pensato)



E’ notte ma l’oscurità è dissipata, la vista fende la tenebra, il viaggio non ha meta, è continuo, possiamo vedere dalla prospettiva di una quota elevata, Mass Production:
“I'm back on the line
Again and again
And I see my face here
And it's there in the mirror
And it's up in the air
And I'm down on the ground”

(Sono di nuovo sulla linea
ancora e ancora
e vedo la mia faccia qui
Ed è lì nello specchio
Ed è in aria
e sto giù per terra)


La storia di un viaggio che dissolve il suo inizio in una dicotomia che lo disperde e non ha meta, un racconto senza morale, un viaggio nella Terra dei Morti in groppa ad un asino che è il beneficiario della dedica dell’album.

Ian Curtis, leader dei Joy Division, aveva visto il film "Stroszek" ed ascoltato "The Idiot", Mass Production, poco prima di suicidarsi.
Enrico Quatraro

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande album...
Ha cullato Ian Curtis nei suoi ultimi istanti...

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